C’è
una storia che mi hanno raccontato tutti, la storia di Santa Margherita
e San Pietro, che sono due santi che sono due piccole chiese. Il fatto
è che san Pietro era innamorato di santa Margherita ma lei non
lo voleva e allora gli ha detto: “non ti voglio e sai cosa faccio?
Vado a mettermi laggiù in basso sulla più bassa collina
di Castagnole, così le altre colline mi nasconderanno e tu non
mi vedrai più!” E così ha fatto e si è nascosta;
e allora san Pietro ha detto “ E allora sai cosa faccio io? Mi
vado a mettere sulla collina più alta, così ti vedrò,
sempre!” E così è stato e ancora adesso è
lì sulla collina più alta di Castagnole e la sua chiesa
si chiama San Pietro Rialzo.
Questo
me lo hanno raccontato tutti, e io che sto qui da nove anni sapevo vagamente
dov’era san Pietro ma Santa Caterina no, non l’avevo mai
vista. E tutti dicevano” … è la sotto giù
in fondo … quella è bella … vai presto a vederla
che viene la primavera e le foglie la coprono e non si vede più
… chissà com’è adesso …” Cercavano
di spiegarmi come arrivarci ma io non capivo … così Francesco
e Dorina mi hanno portato a vederla, le foglie cominciavano appena appena
e c’erano i prugnoli fioriti. La chiesa si vedeva dall’alto
… quasi solo qualche muro. Mi hanno raccontato la storia un po’
per uno, passandosi il filo l’uno con l’altra … e
hanno detto anche che lì una volta ci stava un frate, che era
quasi un eremita, stava lì tutto l’anno e faceva da protettore
per le coltivazioni …perché, certo anche lì “era
tutta vigna”…. ma lo sapevo io che una volta ha grandinato
sette anni di fila? Sette anni! Sette anni senza raccolto! … (
mi guardavano con degli occhi che mi volevano far capire … e che
sapevano benissimo che io non potevo davvero neanche immaginare quello
che può voler dire sette anni senza raccolto) …il frate
stava lì e ogni contadino gli lasciava un filare di uva da vendemmiare
o gli dava delle uova … qualche volta un pollo …così
lui viveva, curava la chiesa e proteggeva tutto … e poi alla fine
come ha detto il Cesco “E’ morto lì. Tranquillamente,
è morto lì”. E così la processione che partiva
da quella chiesa ogni anno non si è più fatta e poi nel
tempo le vigne sono state abbandonate … e il gerbido …(gesto,
sospiro) … e la chiesa è quasi crollata del tutto.
Abbiamo
provato ad avvicinarsi perché il Cesco diceva che forse dentro
c’erano chissà delle pitture, delle pitture per le disgrazie
scampate … degli ex-voto come quello dei quella volta che uno
cercava di prendere un vitello che era scappato lassù sulla scala
della confraternita che c’è in piazza dietro il comune
, quando il comune ancora non c’era, e lo teneva e il vitello
si è buttato giù dal “rivass” ma lui non è
caduto e non è morto … e la Dorina con le calze di nylon
e le pantofole di tela era più coraggiosa di me e si è
buttata giù da una riva ripidissima per arrivare alla chiesa
e io dietro … ma poi ci siamo dovute fermare perché era
davvero troppo pieno di rovi .. “…dobbiamo tornare con un
“puarin” dice la Dorina … e si vedeva la chiesa senza
più i tetti .. c’è quasi solo la facciata con un
piccolo portico e la porta aperta … e sul muro esterno una cosa
che mi ha impressionata … una specie di mattonella larga più
o meno così … con una figura misteriosa … una donna
con due code da pesce, e le tiene così … la sirena a due
code … il simbolo dell’acqua ? … ne ho già
vista una così … nella pieve di San Secondo e quella è
dell’anno 1000 … e questa qui di quando sarà?
E
mi raccontano ancora che lì facevano l’incanto ….
che bella espressione “fare l’incanto” … e lo
faceva il sacrista, il Severin … e quello deve proprio essere
stato un personaggio perché tutti quando ne parlano fanno dei
gesti …. Omi omi … dovevate vederlo il Severin … dies
lire, quaranta lire … si faceva dare la roba vecchia dalle donne,
faceva l’incanto … mila lire! e no un soldo due soldi ….
Faceva in un modo, in un modo … e non lo sanno spiegare il modo,
ma ridono tutti come matti.
Poi
siamo andati via e dal sentiero guardavamo nel folto perché c’erano
ancora poche foglie e sotto a tutto si vedevano i ciocchi delle vecchie
viti.
Paesaggio sotterraneo.
Ho
scoperto sotto Castagnole c’è un paesaggio sotterraneo
e anche bello grande e articolato. Un po’ si può ancora
vedere e un po’ è andato perduto, ci sono cose reali e
cose forse immaginarie …. Ci sono anche strane presenze …
Il
primo che me ne ha parlato è un signore che si chiama Luigi Massetti
e sta a Valenzani. Dice che la casa più vecchia di Valenzani
è quella dove stavano “i fratini”e che lì
vicino partiva una galleria che arrivava fino alla Bonina; una volta
, quando c’era la guarnigione napoleonica serviva per le comunicazioni
…. Loro ci andavano ancora dentro quando erano piccoli, con delle
torce, anche per tre-quattrocento metri …. Ma se i grandi li vedevano
…
E
un’altra galleria partiva dalla Miraja e arrivava fino a Montemagno,
questo lo dicono tutti ma nessuno sa se sia tutta crollata o no …
pare che ci sia qualcuno che stà cercando di ritrovarla
E
poi c’è il pozzo con le lame, questo proprio non si sa
più dov’è … dicono che una volta ci buttavano
dentro i condannati che finivano infilzati … Qualcuno si ricorda
che i loro genitori ci giocavano e buttavano dentro dei sassetti …
e si sentiva il rumore delle lame.
C’era
anche la galleria della vecchia ferrovia e quella si vede bene, parte
dalla vecchia stazione (stasiun) ed esce al cimitero, passa sotto a
tutto il paese … La signora Fiorenza mi ha detto che le dicevano
che quando il trenino andava a vapore, ogni tanto finiva il carbone
e allora il macchinista fermava, scendeva, rubava qualche palo nelle
vigne …lo bruciava e così faceva ripartire il treno ….
Adesso ho sentito che ci vogliono fare qualcosa, riaprire la galleria
per andarci con le biciclette … e c’è un sindaco
qui vicino che vuole proprio far ripartire il tramvai
Ma
per me la cosa più stupefacente che c’è sotto Castagnole
sono tutti quei “crutin” …uno diverso dall’altro
….il primo che ho visto è il nostro quello che sta sotto
la Bertolina … e l’ho visto quando la casa era quasi del
tutto messa a posto, perché prima non si riusciva ad entrare,
c’era tanta acqua così … credevamo che dopo il primo
tratto fosse crollato, e invece no, è intero, fa proprio una
“U” completa … dicono che è del ‘700
… Ma ce n’è tanti altri, più importanti di
questo … c’è quello di Luca Ferraris alla Miraja,
sinuoso come un serpente … c’è quello veramente imponente
di Marengo … qualcuno mi aveva detto “ è come un
colosseo” e aveva ragione …
Ma
il crutin più misterioso l’ho trovato in questo libro che
mi ha prestato il dottor Avidano. Ci sono alcune vecchie foto con delle
figure, delle statue scavate nel tufo … c’è un uomo
triste, o forse pensa … c’è una coppia che si abbranca,
forse è festa forse hanno bevuto del vino …nel libro non
c’è scritto precisamente dov’è … un
“crutin” di Castagnole, forse sotto la Miraja … l’ho
tanto cercato ma non trovavo qualcuno che si ricordasse dov’era
…
Ma
lo sapeva Dorina Capuzzo, naturalmente! … cosa avrei fatto senza
di lei? … Ci ha portati là, sul bricco “delle belle
donne” …chissà perché si chiama così?
… e ha chiamato la signora che ci abita sopra e ci ha fatto aprire,
lei ha aperto e ha detto che saranno stati quindici anni che loro non
andavano là sotto e poi siamo scesi … sul fondo era tutto
bagnato e Dorina è entrata nell’acqua con le sue pantofole
di tela … non ha proprio paura di niente quella signora …
e abbiamo trovato le statue….
Che dispiasì ….forse è stata la prima volta in vita
mia che ho parlato piemontese …
La Miraja
Un
giro intorno alla Miraja con Luigi Gatti, a spron battuto, lui vede
qualcosa ad ogni passo, una storia dietro ad ogni mattone.
Questa
finestrina un po’ incassata nel muro, bassa che ci si può
sedere era il posto degli innamorati, chi arrivava prima se la prendeva,
Questo
è il muretto che lui stava per morire …. proprio questo
del giardinetto di questa casa incredibile costruita proprio sul muraglione
dell’antico castello…. Lui c’è saltato sopra
ma c’era ancora i cemento fresco e i mattoni sono franati, e se
non c’era il Gino, il tabaccaio, che l’ha tirato indietro
lui andava giù dritto nel ricetto … “Lo vede come
è basso il ricetto?” … e quasi gli vengono gli occhi
lucidi
E
allora scatta verso il cortile dell’asilo che è l’unica
parte di castello rimasta, e si arrampica sul muretto della strada per
farci guardare dentro … ma non si vede niente, e allora dal buco
della serratura … si intravede sul fondo quella scalinata incredibile,
imponente ma .. leggiadra .. che porta ... al niente, al cielo …
i gradini coperti di pervinche e il prato sotto tutto pieno di narcisi
…
e poi si riaffaccia giù verso la vigna del parroco e racconta
della fontana , la fontana “dan Valsia”
che era da quella parte e che adesso è asciutta perché
tutte le piante che ci crescono intorno vanno dentro con le radici e
la fanno perdere ..suo papà gli raccontava di quel signore che
doveva morire, ormai stava morendo … e dice prima di morire devo
bere l’acqua della fontana “dan Valsia” e allora vanno
a prendergli l’acqua e lui la beve e non è più morto
… cioè è morto dopo, un’altra volta perché
era vecchio.
E poi continuiamo il giro e ci dice della panchina che è il fulcro
della Miraja perché là si riunisce “la banca del
marten”, che non ho ancora capito cosa vuol dire…. Che c’è
una signora che è “la regina del Marten” e la contessa
con la sua governante e delle altre signore … che si ritrovano
tutti i giorni, quando tira il vento di là stanno su questa panchina
e se tira dall’altra parte vanno dall’altra parte …
è proprio il fulcro della Miraja;
E
questo è il posto dove c’era il “casinò”
di Castagnole proprio qui sulla strada che i ragazzi ci giocavano con
le monete …ci fa vedere come e le butta per terra e le raccoglie
e le ributta …
E
in quello arriva tutta “la banca del marten” schierata,
queste signore anziane … ma avanzano baldanzose, e comincia un
botta e risposta, io non capisco neanche una parola, il Gatti dice delle
cose loro ridono, una signora risponde con piglio e tutti ridono più
forte e via così … finché parlano dell’età
e si prendono in giro da sole e discutono perché la regina dice
che ha novantadue anni e un’altra la contesta, le fa dei conti,
dice che ne ha ottantasette, ridono, se ne vanno e prendono in giro
noi che facciamo il “cinèma” …
E
poi arriva un amico di Gatti, Francesco Borgo e si mettono lì
sulla strada della Miraja sotto un muro con un grande portone verde
e raccontano …
L’antico padrone di quella casa il Bartolero, proprio lui, aveva
una storia .. dice Francesco che qui tutti dicevano che era un discendente
di Cristoforo Colombo … si perché i genovesi dicono che
Colombo era genovese i portoghesi dicono che era portoghese e si chiamava
Cristobal Colon e invece a Castagnole dicono che era nato a Cuccaro
Monferrato … ed era l’avo del Bartolero ….
….
Ma
la storia più bella è quella della musica, la musica di
Bartolero. La storia è che su quel muro e tutto intorno al cortile
una volta c’erano delle statue, nessuno si ricorda quante, tutte
suonavano uno strumento, erano tutte statue di suonatori, era una banda
… e un tempo i giovani del paese, che non avevano tanti soldi
per andarsi a divertire, si ritrovavano lì, sulla strada dove
c’era uno slarghetto, e ballavano … con la musica di Bartolero
.. la musica delle statue. ( che bello no? ..si ballava su una musica
silenziosa … chissà come facevano? Canticchiavano? .. o
neanche quello e ogni coppia sentiva la sua musica? ) ….. adesso
le statue non ci sono più, quasi tutte vendute, dice, agli antiquari.
Una si vede ancora dalla strada, in una nicchia: è la statua
del direttore d’orchestra ……. Ma forse nel cortile
di statue ce n’è ancora qualcuna ……
E
subito il Gatti si lancia a chiamare “la castellana” la
Chiara Zumaglino………. Quella che viene da fuori e ha
messo a posto questa casa e ci ha aperto con il marito questa bella
“Locanda dei musici” … così magari lei ci fa
entrare a vedere ….
E
intanto il Francesco parla di un'altra cosa , del giardino “del
marchese” , lui ci andava quando aveva 10 anni, è lì
sopra sul tetto della Miraja … ci si affacciava dalla scalinata
del castello … lui ci andava a giocare perché lo teneva
il nonno di un suo amico, un signore anziano che ci passava tutta la
giornata … per lui era proprio l’immagine del giardino dell’eden
… era stupefacente, c’erano piantati frutti che lì
non si erano mai visti, il ribes, l’uva spina … proprio
il giardino dell’eden …. Adesso non sapeva più ….
..Torna
il Gatti con “la castellana” e mi porta via, lei ci fa entrare,
saliamo un piano dopo l’altro, colori caldi e finestre che guardano
lontano, saliamo … e sbuchiamo in un giardino, imprevedibile …alto
sul paese … un bel prato sobrio con due o tre vecchi alberi …e
si affaccia ..sulla scalinata del castello! … ma come ho fatto
a non capire subito? Non mi ero orientata …era lo stesso giardino,
il giardino dell’eden …. Probabilmente il dott. Borgo non
lo aveva ancora visto … c’è sempre un giardino segreto
sul tetto del paese …
poi
scendiamo nel cortile di sotto ed è vero … i suonatori
ci sono ancora . …E’ proprio così la musica di Castagnole
sottile sottile sommessa … ci metti un po’ per cominciare
a sentirla …..
“Qui
era tutta vigna….”
Ma la frase principale, la più importante, quella che tutti
tutti hanno detto prima o poi, sempre con le stesse parole con pochissime
variazioni, la madre di tutti i racconti é ….” Qui
era tutta vigna, tutta vigna …. E adesso ….(gesto)”
Qui
era tutta vigna, tutta vigna ….dice il Cesco Capuzzo : da qua
a Montemagno, da qua in là ….e me lo fa vedere scendendo
verso Santa Caterina … eccoli là i ceppi delle vecchie
viti fin giù nella valle coperte dalle gaggie e dai rovi …
… “ una volta qui era tutto coltivato … e non c’era
niente di lasciato andare! … fin sui bordi … Pulidavano
…. Pulivano i sentieri con le scope! CON LE SCOPE LI PULIVANO!
…. E fa quel gesto con il suo bastone d’acciaio, come per
spazzare … così preciso …. I sentieri! Con le scope!
Qui
era tutto coltivato …. tutta vigna, tutta vigna … dice il
dottor Avidano … un po’ di noccioli … quando sono
arrivato io di pioppi non ce n’era ….. e gerbido neanche
…. Tutto coltivato e si sentivano le voci da una collina all’altra
… si chiamavano … quando c’era la vendemmia cantavano
da una collina all’altra, si rispondevano … sì adesso
da questa parte qualcuno ha ricominciato a impiantare … certi
giovani …si ricomincia forse a coltivare ,,,,, ma c’è
più silenzio, ecco, non si sente cantare ….
Vigne!
Tutte vigne ….. dice Fiorenza Galliano ….uscendo da qui,
da Molvegio in avanti ….andando verso le cascine dei Sarò
dove c’era proprio il ceppo …. adesso sono in mezzo ai boschi,
c’è il Varulin e poi si risale …tutti boschi ….una
volta lì c’erano dei vigneti, cerano dei pescheti che erano
meravigliosi … tutto coltivato …. dove era più basso
c’era il grano, mettevano la segale …. Nel pianetto sotto
si faceva l’orto … poi ognuno aveva il pollaio ….
Si sfruttava tutto al massimo, nella vigna si metteva la pianta di pesche,
la noce, c’era sempre almeno un ciliegio … e poi tutta vigna
meravigliosa con i filari piantati bene …. ….adesso è
troppo devastante vederlo così Bosc … tutto gerbido …
bosc dappertutto … che io non ci vado nemmeno più perché
ho paura di quelle maledette bisce che cadono dagli alberi
Anche
giù di qui , fra il paese e la Bertolina dove state voi, prima
era tutta vigna … dice Piera bosco … ma già quando
siamo arrivati qui noi, vent’anni fa, era già così
tutto gerbido …. Adesso hanno messo dei cigliegi. … Poi
da quando siamo qui le colline si sono abbassate …della fornace:
si vedeva appena il tetto… qui in mezzo c’era una collina
che adesso non c’è più … ma anche da quella
parte, quella cascina non si vedeva …hanno abbassato il livello
arando … un po’ alla volta le colline si abbassano …
Da
qua ,dalla Miraja, dice Luigi Gatti si vede tutto, da Grana, Montemagno
fino là in fondo … a volte, la sera, mi piace mettermi
a una delle finestre qui sopra e stare cinque minuti a guardare …
così a spaziare ….si accendono tutte le luci dei paesi
e delle cascine, si vede così lontano quando è limpido
…così, cinque minuti a guardare l’infinito …
(pausa, si controlla) … beh , cosa stavo dicendo? … a ecco
la valle da questa parte …. Beh! …Qui era tutta vigna, tutta
vigna! … e adesso ve lo dimostro … ecco, vado a prendere
una foto! …. E tira giù dal muro una cornice … e
poi, con impeto, usciamo e andiamo a chiamare il Cesco, il dott. Borgo,
che viene fuori con i guanti di gomma, perché deve assolutamente
fare lui il confronto fra la foto e il paesaggio com’è
adesso, è lui l’autore, quanti anni fa? … e discutono
un po’, 35..no 40. Guarda, era … e arriviamo vicino alla
casa dove sta il pittore …e no che la visuale non è proprio
quella, e ci spostiamo, altre due volte …. Poi discutono sull’angolazione,
si mettono d’accordo … e finalmente inizia il confronto:
quella collina è questa qui, quel bricco eccolo qui , questa
casa era della famiglia del dottore … nella foto si vede bene
… adesso intorno ci hanno piantato quelle conifere …. Ecco,
ecco tutto quel pendio della casa e tutto quello dietro, fino in fondo
là , fino a Montemagno …. guardate, guardate, era tutta
vigna, tutta vigna ….. e adesso, ecco, riprendete com’è
adesso ….
Ed
è vero, verissimo, è completamente diverso, nella foto
tutti i profili e i pendii, tutto era netto, disegnato, pochissimi alberi
alti, qualcuno vicino alle case, e, ovunque, filari e filari in tutte
le angolazioni … e adesso le vigne; che a me sembrano sempre tante,
sono riquadri separati e, sì, dappertutto ci sono moltissimi
alberi, molti pioppi mi sembra ma anche boscaglia, neanche tanto bassa,
e incolti …. O meglio coltivazioni abbandonate ….a vari
stadi …. È diverso davvero, così folto ….sono
cambiati tutti i profili.
E
si comincia a parlare del bello e del brutto ….
E il dott. Borgo dice … a parte che il bello e il brutto (gesto)
…..noi siamo abituati così, il nostro occhio è così
….. si, ci può piacere la natura così come è
venuta su da sola …. Ma a noi piace la natura coltivata! …questo
è il nostro modo …ma poi guardi lì, per esempio,
dove ci sono i pali con in mezzo tutti quei rovi e le vigne che ricrescono
ancora…. Ecco quello è ….. disordinato… fa
tristezza. Non c’è niente di più brutto di un vigneto
abbandonato perché continua a crescere e lega tutto, viene tutto
un intrico …. Guardi là! … ecco si vede l’incuria
… insomma si vede che è abbandonato …
e
io lo guardo, lo guardo …. Si, adesso distinguo i gerbidi e gli
dò ragione …ma tutto insieme … per me è così
bello …. c’è una varietà di colori, di volumi,
di tessiture … l’occhio ha un infinità di particolari
da godersi .. ti risucchia dentro ..e mi viene come sempre voglia di
entrarci, di andarci a piedi per vedere da vicino quella casa , quella
valletta più profonda, per capire cosa sono quegli alberi alti
di quel verde particolare…. Per vedere se là , dove ormai
è bosco, c’è una bella ombra come sembra, chissà
se ci sono uccelli … e poi …
(
i due che guardano fuori) mi scusi Signor Gatti, ma quel rettangolo
enorme appena arato qui di fronte? Che ci faranno? Quella è una
nuova vigna , già piantata, hanno appena finito……ah
ecco, e più in là dopo il poggio? …. Anche quella.
Hanno fatto tutto un impianto da nuovo ….Ma è grandissima
,no? Lo vede che si ricoltiva, il vino tira bene adesso, no? …
anche dietro la bertolina, quando siamo arrivati spiantavano le vigne,
adesso stanno ripiantando dappertutto …. Si, si, speriamo …
ma questo è niente, non è ancora niente …
(
sguardo al suo sguardo) e vedo nel suo sguardo quell’immagine
, la foto di quarant’anni fa lui ce l’ha negli occhi, fissata
per sempre … ho l’impressione che non possa vedere quello
che ha davanti così com’è, ci sarà sempre
quell’altra immagine sotto in confronto … non gli potrà
mai sembrare bello, perché non sarà mai più proprio
come era …. tutta vigna, tutta vigna ..
io continuo a guardare …. Io vengo da fuori, non ho ricordi ho
meraviglia e magari desideri …a me si allarga il cuore …
ma forse anch’io non vedo questi luoghi proprio come sono . ma
come penso che stiano diventando, come li vorrei … e mi perdo
a guardare, immagino … quante cose si possono fare ….
Qui c’è tanto da fare
Qui
c’è tanto da fare! Dice Felix , lui è svizzero,
viene da fuori …. Dice che la prima volta che è venuto
qui a vedere questa cascina e la vigna, era una tempo grigio, la vigna
era ben esposta ma la casa era mal messa, puzza di animali, non s’è
guardato molto intorno, non era convinto … poi è tornato
con sua moglie Monica, ed era un tempo chiaro e limpido, e Monica è
uscita dalla casa e si è trovata davanti quella valle verso Scurzolengo,
quelle colline con dietro tutti i picchi e il Monviso proprio nel mezzo
e lo ha chiamato e ha detto “ …ma Felix, non vedi, questo
è un paradiso …” e lui è stato lì a
guardare … e il giorno dopo hanno firmato … lui dice “per
queste colline tenerissime”…..
E poi si lancia “qui la terra è buona, c’è
l’aria pulita, c’è l’acqua, l’ambiente
non è tanto rovinato… c’è tutto ,tutto per
coltivare bene …. E come si mangia poi! …. ( e difatti lui
coltiva, pulisce, spianta, reimpianta, un lavorio continuo, lo vedo
dalla mia terrazza ) …. I giovani! I giovani devono ritornare
a coltivare … e poi il vino è un prodotto che ha valore
… che fa piacere in tutto il mondo! …. Così hai soddisfazione,
e si guadagna anche! …. Certo la qualità! …hai la
soddisfazione di fare un vino che dentro si sente il mondo! ….
(e sale): i giovani devono tornare a coltivare questa madre terra e
tenerla bene più a lungo possibile! “…. ( e Monica
più sommessa : …. Io sono innamorata …. Non voglio
andare mai più via da qui … è la mia terra) …
e Felix va avanti : “ e i giovani ci sono, sì, ci sono,
stanno ricominciando: c’è Luca Ferraris e Cisco Gatto e
Nadia Verrua e Crivelli e i Marengo ….
E Luca Ferraris, che è il più giovane, è giovane
davvero e dice che lui è sempre vissuto a Torino e poi ha deciso
di “tornare” per ribonificare le vigne del nonno, e lo hanno
fatto con tanta fatica … dice che lui crede in questo paese e
in questo vino, il ruchè, così particolare …. gli
sta dando soddisfazione, anche in America …. E poi gli piace il
paese, tutti si conoscono …sì, qui c’è da
fare.
E
non dimentichiamo la cantina sociale dice un altro Ferraris, valente
falegname e tornitore, che è sempre vissuto qui … la cantina
è l’opera di tutti è quella che dà l’immagine
al paese …. Prima si lavorava sulla quantità, adesso la
cantina fa vino di qualità … bisogna rafforzare la cantina
Luca
Ferraris… dice che il gerbido non va bene , porta malattie alle
coltivazioni …
Anche
il gerbido si può governare …. ( Felix non ha dubbi) ….
E poi certe parti servono … dobbiamo lasciare “i nicchi”
per gli animali ….
Il
selvatico è utile per gli animali, certo, dice Luigi Massetti
il cacciatore …. Ma non basta! Ormai con tutte queste gazze e
cornacchie che si mangiano le uova degli altri uccelli, e anche i pulcini
…. Bisogna costruire i nidi di legno per le cince per gli uccellini
piccoli …. E farle belle profonde anche, con il buco alto ….
Perché se no quelle assassine si infilano dentro con il becco
… ecco, questo si può fare ….
Quando
sono arrivata qui io sono rimasta così, a bocca aperta davanti
a queste colline , dice Chiara “la locandiera”… mi
è mancato il fiato! Il senso di serenità , di pace che
ti dà questo particolare tipo di paesaggio … così
diverso da dove vengo io, lì sono prealpi ma tutto boschi e industrie,
industrie … e vedo anche gli occhi dei miei clienti quando arrivano
… non lo conoscono, non se lo aspettano un posto così …
e gente comincia a venirne tanta, per tutta la bella stagione ….
Qui tutti dicono che i giovani se ne vanno e nascono pochi bambini …
mi chiedo perché se ne vanno infondo … non trovano lavoro
… (ma il vino piemontese non stà andando sempre meglio?)
… o non trovano le case? ….dicono che le case sono troppo
care, e così guarda lì, quante pareti grigie di case non
abitate ….
Eh,
qui ci sarebbe tanto da fare dice il Ferraris falegname … qui
la gente potrebbe venirci ad abitare, è un bel paese vicino ad
Asti, vicino anche a Torino …. Bisogna ricominciare a parlare
con la gente, con proprietari di tutte quelle case che stanno lì
chiuse a rovinarsi … con i loro figli che ormai stanno lontani
… parlare con calma, magari aiutarli a decidere qualcosa …
le case si possono anche vendere se c’è il prezzo o anche
affittare … in ogni caso van tenute in ordine… le facciate!
… e anche la terra, c’è tanto da fare …io non
sono coltivatore, ma … ci sono alcuni che hanno dei pezzi di terra,
di bosco e non ricordano nemmeno dove siano …. Bisogna parlarsi
tutti con calma, pensare insieme a cosa farne, si può coltivare?
Si può affittare? Si può tenere a bosco? … ma anche
quello va curato ….
Conviene a tutti … è tutto il territorio che fa il valore,
se il territorio ha valore, ha più valore tutto quello che ci
sta dentro
E
Marina, “la russa” è quella che viene da più
lontano …da una città di mezzo milione di abitanti in Siberia
…. Dice che quando hanno trovato questa casa lei non ci credeva
che si sarebbe potuta mettere a posto e viverci ….. le sembrava
in mezzo al bosco …. Ma si sono messi lì, con un’altra
famiglia , la casa è stata ristrutturata … e poi lei ha
fatto così (gesto) ha pulito il terreno davanti a casa, ha messo
l’orto, ha piantato il giardino …. loro non coltivano, fanno
altri lavori ma suo marito sognava di tirare su dei figli in campagna
….
Dice che qui si vive bene …. Certo, c’è tanto da
fare … ma le sembra che ci sia aria nuova in paese, la gente è
più allegra, si cominciano a mettere a posto …..
… io lei l’avevo vista d’estate mentre dipingeva,
con il cappello di paglia sotto il sole … un murales di disegni
siberiani davanti alla cantina sociale, divertente …. Ho visto
anche i bimbi, teste biondissime e occhi di cielo …
Noi intanto puliamo gli alberi.
Noi,
della Bertolina, nel nostro piccolo …. puliamo gli alberi. Abbiamo
cominciato dai “i nostri” … o meglio ….. da
quelli che si trovavano nel nostro terreno ….. i due cedri davanti
alla casa avevano su delle viti inselvatichite con dei tronchi grossi
così, decine, coprivano di foglie tutti gli aghi fino in cima
… non si capiva quasi se gli alberi erano ancora vivi o no ….
i rami sopportavano un peso tremendo che li piegava fino a terra ….
Noi non avevamo mai fatto niente del genere ma ci è venuto di
tagliare tutti i tronchi delle viti e poi di appenderci in due o tre
a quella specie di liane che pendevano per strapparle dai rami …
qualche volta cedevano e venivano giù tutto in un colpo e ci
franava addosso una massa verde che sembrava incredibile … in
quel caso il ramo scattava di colpo verso l’alto come una molla
liberata e continuava a vibrare nell’aria per un po’ ….altre
viti non cedevano neanche di un centimetro anche se tiravamo con tutte
le nostre forze … e allora le abbiamo lasciate stare per aspettare
che si seccassero … ci anno messo più di un anno e mezzo
ma poi sono venute giù quasi da sole.
E
poi abbiamo cominciato a sconfinare …. a pulire alberi di nascosto
in terreni che non sono nostri, quelli più raggiungibili, vicini
ai bordi della strada o dei sentieri … ( forse non dovremmo farlo
… un nostro amico a Portacomaro si è offerto di pulire
lui il terreno di un anziano vicino … le gaggie invadevano la
strada e c’erano noccioli e ciliegi da liberare … il vicino
ha rifiutato, non si fidava …temeva una specie di tentativo di
usucapione …) … Il mio moroso non si sa trattenere, cammina
d’inverno con il segaccio e il “puarin” e dove vede
qualcosa di abbastanza grosso che cerca di emergere dall’intrico
va e lo pulisce: gli toglie di dosso i rampicanti, fa largo intorno,
magari taglia qualche ramo più basso che fa da scala ai rovi
… qualcuno ogni inverno, una piccola cosa, ma è bello vedere
quei rami che saltano su come molle, liberi dal peso …e compaiono
degli olmi, dei noci, dei biancospini monumentali… e nell’uno
o due anni successivi accelerano tantissimo la crescita …dovreste
vedere il gruppetto di ciliegi nel gomito della stradina non fiorivano,
erano magri tutti legati …adesso sono larghi, potenti, una cupola
di fiori ( uno fa anche le ciliegie piuttosto grosse) … e c’è
un pioppo bianco che è diventato un alberone … e certe
querce ..
Guardo
spesso la collina di fronte alla mia terrazza, in ognuna delle cento
stagioni dell’anno, con tutte le luci, tanto spesso che mi sembra
che faccia parte della mia casa. Sulla destra c’è una vigna
meravigliosa, fatta ad anfiteatro, poi un bricco con in cima una vigna
nuova e sotto scendendo una fascia di pioppi, che quando hanno le fogli
giovani e ramate fanno dei giochi con la luce , più sotto ancora
un orto…più in là sulla sinistra su tutto il pendio
della collina … c’è qualcosa che forse in paese chiamerebbero
gerbido … ma è già ben più di questo …
quel terreno lì ce l’ha quasi fatta a diventare bosco,
senza l’aiuto di nessuno: si vedono bene moltissimi alberi alti
e robusti di diverse specie, pochissime gaggie, si sentono orchestre
di usignoli e grida di notturni, a volte appaiono scoiattoli e tassi
…si, se gli lasciano un altro po’ di tempo diventerà
un vero bosco
Osservo
tutto l’insieme e mi rendo conto di quanto è cambiato il
mio sguardo da quando abito qui: prima mi piaceva quasi solo quello
che mi pareva “naturale” e più selvaggio era meglio
era…. è l’occhio della città, l’occhio
dei nuovi romantici. Adesso più di tutto mi piace questo: queste
due cose vicine: il ben coltivato, che è una costante meraviglia
e , accanto, l’inutile … cioè quello che è
lì ed è curato non perché serva a qualcosa ma per
il suo contrario …perché vale di per sé …
come un grande albero, per esempio, o una fascia di bosco anche giovane
ma sano, o anche una siepona piena di uccelli o quei quattro vecchissimi
meli di lato al sentiero …. E come il solito mi fisso ….
Quel che guardo mi risucchia …. comincio a vedere tutto come se
fosse un enorme giardino … e come il solito comincio a immaginare
… cosa è già perfetto, cosa va aiutato, cosa va
lasciato fare …. E perdo il senso del tempo ….